Carnevale in Calabria 2017 - una Tradizione legata al Territorio al suo Popolo e alla sua Storia.
Il Carnevale in Calabria mette in luce il valore e l'importanza delle tradizioni popolari come alta forma di cultura strettamente legate al territorio, alla sua gente e alla sua storia.
Nelle feste popolari i Calabresi rivivono i momenti più significativi della loro storia. Rinascere e rinnovarsi erano i caratteri peculiari delle feste popolari, sia laiche che ecclesiastiche, il loro clima nasce dalla sfera spirituale e ideologica del popolo. E nei rituali del Carnevale sopravvivono alle cancellazioni del tempo, gli antichi valori umani, ed elementi culturalmente significativi del nostro passato più remoto, dove è possibile, oggi, ritrovare il nostro senso di appartenenza, nella società consumistica in cui viviamo.
Il Carnevale e i suoi riti che hanno natura laica, offrono al popolo la possibilità di estraniarsi dal reale, anche se solo per qualche giornata, di dimenticare convenzioni e ruoli sociali, il popolo può cercare di allontanare le forze malefiche che sembrano influenzare il suo vivere quotidiano e, rinnovato e purificato, ricercare la gioia.
Il Carnevale infatti segna l'arrivo della primavera, il freddo e povero inverno si lascia alle spalle, e si spera in una primavera più generosa.
Il Carnevale è la festa dell’ Allegria, festa di aggregazione sociale, di partecipazione collettiva. L’elemento che contraddistingue questo clima festoso è il mascheramento, e dal mascheramento nasce la presa in giro, lo scherzo, a carnevale ogni scherzo vale, se nella vita di tutti i giorni ci si prende troppo sul serio, allora a carnevale si vestono i panni di un personaggio più giocoso e goliardico, lasciando da parte dispiaceri e pensieri tristi.
Le prime testimonianze documentate del carnevale risalgono al medioevo, sin dall'VIII sec. si fa riferimento ad una festa che fa un uso sregolato di cibi, bevande e piaceri vari. Per tutto il periodo di festa si dava mescolanza all’ordine sociale vigente e si invertivano i ruoli soliti, nascondendo la vera identità dietro a delle maschere. In realtà i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche come per esempio le dionisiache greche o i saturnali romani, periodi durante i quali il caos sostituiva l'ordine vigente.
L'etimologia del termine "carnevale" risale al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava il divieto dettato dall'ordine ecclesiastico di mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, ossia dopo il “martedì grasso”, sino al "giovedì santo" prima della Pasqua. Il modo più diffuso di celebrare questa festa pagana, è con cortei pubblici, parate in maschera, balli ritmati, sfilate dei carri allegorici.
La Calabria ha il vanto di una maschera molto singolare, si tratta della maschera di Giangurgolo, maschera calabrese della commedia dell’arte, molto utilizzata nelle rappresentazioni teatrali dell’Italia del ‘600/‘700. Secondo alcuni studiosi il suo nome deriverebbe da Gianni Boccalarga o Gianni Golapiena, dal nome si riconosce una persona di grande ingordigia, di tante parole, e pochi fatti, spavaldo e cafone. Vestito con pantaloni a sbuffo, con completo a strisce giallo rosse, i colori della Spagna, con una lunga spada, un naso grande e un cappello a cono, fu probabilmente importata a Reggio Calabria per mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani "spagnoleggianti", che erano migrati n Calabria.
Nella tradizione popolare calabrese Carnevale è rappresentato da un fantoccio, avviene una sorta di personificazione, e in questo passaggio il signor carnevale dopo un’ingorda cena muore a causa dell’eccesso di cibo consumato. Un parente ne dà notizia al pubblico, si chiamano i medici, si chiama il notaio per il testamento, il prete per l’assoluzione dai peccati, finchè carnevale non muore e Coraìsima(Quaresima) la moglie, lo piange. Tutti piangono carnevale morto, si svolgono i funerali in piazza il cui culmine avviene con la messa al rogo di Carnevale, un fantoccio di paglia che indossa vecchi abiti. Una sorta di cerimonia che seppur simbolica, dove si fa beffa della morte, è un inneggiare alla vita.
Particolare è il tradizionale travestirsi dei ragazzi che mascherati si organizzano per far il giro dei quartieri di campagna, per chiedere la "sazizza", salsiccia, con un classico gesto delle mani a formare una croce con l'indice delle due mani. A fine giro il gruppo si riuniva davanti a un falo' o a casa di uno di loro per consumare quanto raccimolato. Da piccoli tutti l’abbiamo fatto almeno una volta, anche se la salsiccia non ci mancava a casa nostra, si faceva per condividere il piacere del gioco, della festa, il divertimento nascosto in quelle piccole cose, come il travestirsi e andare per le case dei vicini, magari senza farsi riconoscere, anche se il più delle volte si era costretti a togliere la maschera per essere accolti in casa. Le maschere giravano nei tre giorni classici del carnevale, da domenica a martedì, anche di sera i più grandi, armati di bastone, e ben coperti, con indosso il loro travestimento.
Diversi sono i paesi in Calabria che organizzano eventi e manifestazioni culturali legati alla ricorrenza del carnevale, Amantea, Castrovillari, Acconia di Curinga, Rossano Calabro, San Sosti, Reggio Calabria, Lamezia Terme, Fuscaldo, Guardia Piemontese, ect., opportunamente segnalati tra gli eventi di Turismo in Calabria, assolutamente da non perdere.
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